lunedì 22 febbraio 2010

Riguardo al Festival di San Remo

secondo me con questa versione della canzone "rivista", Pupo avrebbe preso sicuramente meno fischi :-)


domenica 21 febbraio 2010

Oggi pomeriggio incontro in Parrocchia

con il Gruppo Famiglie ecco l'argomento dell'incontro:

GRUPPO FAMIGLIE MADONNA PELLEGRINA


DOMENICA 21 febbraio 2010


Beati quelli che sono afflitti perché saranno consolati

La Traduzione in lingua corrente propone: Beati quelli che sono nella tristezza perché Dio li consolerà.

* L’annuncio di Gesù non dice semplicemente “Beati coloro che soffrono”, come a sottintendere che la sofferenza sia da cercare, come fanno i masochisti, quasi fosse un valore. La sofferenza è purtroppo un male da cui Gesù ‘salvatore’ viene a salvarci, e a darci una consolazione. Il buon annuncio evangelico non è: voi poveri, voi malati, voi sofferenti dovete rimanere così, perché solo così andrete in Paradiso. Ma: a voi che per mille circostanze siete in questa situazione (purtroppo... e me ne dispiace... e ci piango con voi, come ho fatto alla morte di Lazzaro o di fronte alle sofferenze della gente!), a voi sono venuto a dire che c’è una buona notizia, una via di salvezza e che c’è la ‘consolazione’ di Dio. Beati, sì, perché sarete consolati. La croce e l’infelicità arrivano in genere a chiunque: a chi prima, a chi poi; a chi in forma visibile e ad altri in forme non viste dagli altri, perché vengono accuratamente nascoste! Chi non ha attraversato situazioni di afflizioni? La sofferenza attraversa anche l’animo della persona ricca, sana, stimata, bella. L’afflizione non è soltanto causata dalla povertà o dalla malattia o handicap del corpo, ma anche e soprattutto a causa delle ferite dell’anima. Ci possono essere famiglie infelici o in pena perché il figlio non risponde affatto ai desideri del genitore; perché il coniuge è infedele; o perché lui aveva puntato tutto su un affare che non si è realizzato; o per qualche problema non chiarito… Ci sono persone che agli occhi della gente sembrano felici e sono invidiate; eppure arrivano a ubriacarsi o intossicarsi o suicidarsi per la loro inquietudine o infelicità interiore; altri sono in preda a paure del futuro, altri non dormono di notte. E poi arriva più o meno a tutti il momento della malattia con la sua solitudine, con la paura della morte, un letto di ospedale...

*Un primo significato di questa beatitudine potrebbe essere questo: anche nelle vostre afflizioni non sentitevi abbandonati da Dio, Egli vi è vicino con la sua forza, con la sua premura; Egli non vi lascia mai soli. Sentitevi benedetti da Dio perché quella condizione attira una particolare benedizione dall’Alto; una sorta di categoria o situazione protetta che il Signore sorveglia. C’è una consolazione di Dio che solo gli afflitti possono ricevere; quelli che si affidano a Lui, perché non possono confidare in ciò che si può comprare con i soldi o il potere; non possono tuffarsi o stordirsi nei divertimenti; non possono confidare nel miglior medico o psicologo. Questi afflitti che si sono ormai allenati a confidare solo nel Signore, questi sono capaci di ricevere la consolazione divina già qui in terra, convinti di aspettarsi il pieno abbraccio poi. Gli altri no, perché sono abituati a contare su altri mezzi in loro possesso. C’è una ‘grazia del punto zero’ che può stimolare e incoraggiare coloro che hanno toccato il fondo. A quanti.. anche personaggi famosi o persone normali è successo che la apparente ‘fine’ (sconfitta, crollo, lutto...) è diventata invece un ‘principio’, un modo diverso e perfino migliore di vivere! Di questi esempi è piena la letteratura cristiana, ma, se potessimo raccontare... tantissimi sarebbero quelli che potrebbero testimoniare.

* Lo spirito del mondo fa dire alla gente: Beati quelli che ridono e che si divertono sempre: loro sì che sanno vivere la vita. Altro che gli afflitti... poverini! Come è brutto essere dei disgraziati. E così questa mentalità spinge la gente in quest’unica direzione: avere più mezzi per essere più felice. Il denaro, il benessere, la salute (lo abbiamo considerato altrove), possono essere doni molto utili; ma è necessario che siano inseriti in un contesto giusto. Infatti i mezzi materiali possono aumentare i piaceri, ma non danno la gioia che riempie il cuore, la quale proviene da Dio e si nutre nell’animo. Lo spirito del mondo cerca le cose, i piaceri e le risate, che sono altra cosa e spesso nascondono un profondo senso di insoddisfazione. Se la felicità e la sofferenza fossero direttamente proporzionali al benessere materiale, oggi noi dovremmo essere tutti stra-felici... perché oggi rispetto ai nostri nonni possiamo avere case. elettrodomestici, un servizio sanitario, medicine... che nemmeno i ricchi di una volta avevano. Eppure molti affermano che siamo più insoddisfatti di ieri. Questo ci dice che la ricerca della vera gioia deve orientarci in altra direzione. Perciò il Vangelo secondo Luca mette in guardia proprio chi confida in altro e non in Dio: Guai a voi, ricchi, perché avete già la vostra consolazione. Guai a voi che ora ridete, perché sarete afflitti e piangerete. Guai a voi che ora siete sazi, perché avrete fame. Perché ‘guai a voi’ ? Perché sentirete la mancanza di quello che adesso vi sazia o vi rassicura, perché un domani non ci sarà più. Ma anche adesso che avete tutti questi beni, sperimenterete la delusione, l’incontentabilità e l’infelicità perché il vostro cuore confida nelle cose umane e non in Dio: avrete i piaceri, ma non la gioia. Il ‘guai’ non è detto soltanto pensando al paradiso o inferno dell’aldilà, ma anche a questa vita terrena; come dire: guai a voi perché tutti i vostri beni, cose e persone non vi daranno felicità, ma inquietudine e scontentezza. Una buona notizia per l’infelice, dunque, è che non dovrebbe invidiare coloro che apparentemente hanno tutto, perché con tutto il loro benessere non sono più felici. Non è quella la strada della vera gioia. * C’è poi un atteggiamento di fondo che anche noi in famiglia dovremmo avere, insegnare e far circolare: la nostra felicità dipende e non proviene da un’altra persona o da altre cose. Quando io metto la mia sicura attesa e la mia ricerca di felicità nel marito, nei figli, nei genitori, negli amici, nel successo, nei soldi o in altro, io sono esposto alla delusione, perché ho confidato su elementi che non hanno il potere di darmi la vera gioia, ma solo momenti o aiuti esterni; sono doni di Dio, non posso farci aspettative o peggio pretese. Io non posso aspettarmi che mio figlio, o mia moglie o gli amici o altri mi facciano felice, o che siano la soluzione dei miei problemi. Questa falsa aspettativa, che poi porta alle pretese è fonte di grande infelicità: (Maya nel pensiero religioso orientale è il cattivo demone che illude e rende infelici gli uomini con le false aspettative, miraggi, pretese...). Mettersi nelle mani di Dio, invece, fa sì che ci esponiamo meno alla tristezza, alla delusione che segue l’illusione. Quattro anni fa — racconta Giovanna — le cose per noi stavano andando davvero bene: sia per il benessere economico e stima della gente, sia per la nostra famiglia (figli che erano tra i primi della classe, in buona salute...). Credevamo di essere delle persone baciate dalla fortuna e benedette da Dio. Qualche volta ci sentivamo un po’ superiori rispetto agli altri, ai vicini, parenti, gente del paese; qualche volta arrivavamo a far battute quasi di scherno verso chi viveva certe situazioni di difficoltà. Ma poi l’improvvisa malattia del figlio, che all’inizio non si riusciva a diagnosticare; i frequenti viaggi tra specialisti e ospedale ci hanno fatto pensare che Dio ci avesse abbandonato... e che noi ci fossimo come persi, finiti vittime di un crudele destino. Guardando il tutto oggi a distanza di tempo, ci pare di poter dire che quel duro momento, per fortuna non tragico, ci abbia fatto capire che prima ci eravamo persi, non adesso; avevamo smarrito il vero valore della vita, che oggi invece ci pare di aver recuperato, proprio in quel duro periodo di difficoltà e afflizione. Claudia ricorda che quando stava per sposarsi, era convinta che suo marito l’avrebbe aiutata nei lavori domestici e con i figli, che avrebbe sicuramente potuto contare su di lui nei momenti di difficoltà economica o nella malattia che lui sarebbe stato sempre con lei. Non pensava di pretendere molto: tante amiche la pensavano come lei. Ora lei è in crisi; è afflitta e delusa perché suo marito non risponde alle attese che aveva sognato. Suo marito non è un insensibile, anzi la ama molto, ma lei si attende molto di più e diversamente. Che fare? Claudia ha davanti a sé varie strade: provare a cambiare l’animo del marito; oppure cambiare marito... (cercandone uno migliore.., forse!); oppure scoprire il modo più vero (meno ingannevole) di amare; scoprire la consolazione di Dio che la porterà al suo cambiamento personale interiore: capire meglio la relazione d’amore (che non è pretesa di avere, ma è dono di sé, ascolto, rispetto, agàpe). Marco ricorda che da quando ha iniziato a leggere e meditare il Vangelo anche col gruppo di amici, si è posto in modo diverso rispetto agli altri e alla vita. Gli pare di saper prendere con miglior animo anche le difficoltà e lutti che ha incontrato nella sua vita. Senza quel cammino sarebbe stato molto più infelice; Dio, in un certo senso, l’aveva consolato. * Un interessante tesi tratta da un grande padre della Chiesa: San Giovanni Crisostomo e dal filosofo Epitteto e oggi riproposta da Grun nel libro Non farti del male’, suona così: nessuno è ferito se non da se stesso. Proprio perché io confido negli altri, resto amareggiato e triste. Se io confido in Dio, ho il vantaggio di sentirmi poco toccato dalla infelicità. Quante sofferenze provengono perché abbiamo confidato ciecamente negli altri e nelle cose e poi ci siamo accorti che queste sono venute meno. Ho creduto che mio figlio sicuramente mi avrebbe dato delle soddisfazioni, mi sarei vantato di lui con gli altri, sono andato avanti come se il mio coniuge fosse eterno o mi assicurasse una piena vicinanza; come se la mia salute fosse eterna; ho confidato ed esultato nel successo e plauso degli uomini, poi quando questo è venuto meno ecc. Più mi sono illuso più resto deluso e soffro. Più metto la mia fiducia in Dio, meno soffro (‘Disgraziato l’uomo che confida nell’uomo; benedetto colui che confida in Dio “. Ger 7,5 seg.): Ecco la proposta religiosa: Fa le cose per amor di Dio; falle perché sono buone e giuste per se stesse non perché sarai applaudito o premiato. Chi confida in Dio, soffre di meno quando viene la sorte avversa e sente dentro di sé la consolazione e l’appagamento che gli viene da Lui. Chi ripone le sue aspettative in altro si espone al rischio della sorte ‘ballerina’ e si sentirà fortemente rattristato perché gli viene portato via tutto quello su cui aveva confidato (“Stolto, questa notte ti sarà chiesta la tua vita; e ciò che hai accumulato di chi sarà? Lc 12, 20 seg.). Questo non vuol dire non avere i figli o non amare nessuno per non avere delusioni; non vuoI dire (come è stato detto qualche volta in passato): meglio chiudersi in un convento. Si tratta invece di impostare correttamente il rapporto. Per esempio: la concezione che mio figlio è ‘figlio di Dio’ ci aiuterà molto. Oppure quanti giovani innamorati pensano: “Ho trovato chi mi farà felice” (e quindi si aspetteranno che l’altro...). Meglio, è pensare che il Signore te l’ha messo accanto come strumento di salvezza; o come compagno di viaggio a cui tu devi attenzione rispetto, cura. Vi pensate come impegnati ciascuno a rendere all’altro il dono dell’amore, l’amore che dona (amore adulto, amore divino) non l’amore che prende (amore bambino). Saper amare l’altro sempre indipendentemente dalle difficoltà che posso incontrare o anche dalle ferite che l’altro potrebbe darmi nel corso degli anni. Questo rende la persona meno vulnerabile; più forte anche nelle difficoltà; meno triste (Rm 2,29 ‘‘La gloria non viene dagli uomini, ma da Dio”). * Molti ribaltamenti (crisi gravi, tribolazioni, insuccessi,fallimenti...) come ci appaiono subito, sembrano una disgrazia o un castigo divino, un evento maligno una persecuzione degli uomini o del destino... Spesso però si possono trasformare— e di fatto molte volte avviene che — si trasformino in evento positivo, migliorativo. Gemma racconta come ha vissuto la sua quarta gravidanza come un trauma, con spavento, pianti e prostrazione. Quella figlia sembrava una maledizione. Poi è capitato che proprio quell’ultima figlia sia diventata la miglior consolazione nella loro attuale vita; proprio quella è stata più affettuosa e vicina nel momento della sua malattia e vecchiaia... Occorre avere fede-fiducia; avere la capacità di cogliere il positivo che è dietro l’angolo; occorre non buttarsi giù vedendo solo il nero attuale; non guardare la sola porta che ora è chiusa, ma occorre guardarsi attorno e accorgersi che c’è una porta più grande che si è aperta. Quante volte anche per noi si potrebbe citare quella affermazione biblica: “La pietra scartata... è diventata pietra angolare”.



sabato 20 febbraio 2010

Filosofia della nutella

Erano bei tempi quelli. Con elegante superbia l'afferrai... il mio primo barattolo di Nutella, peccaminoso attraente, mistico.
Nonostante la tenera età, fui consapevole dei molteplici rischi che andavo correndo.
Padrone del mondo... schiavo di me. Un bimbo viziato... con ideali da uomo.
Ambizioni esaltate... fuori dalle vedute dei miei coetanei... Attimi furono quelli che trascorsero dall'impulso di possederlo alla consapevolezza di viverlo.
Con impulso estraneo alle mie conoscenze di allora, affondai l'indice nel fluttuoso vortice di nocciola. L'impatto suscitò in me sensazioni nuove, ingestibili oserei dire... l'apice del piacere.
La felicità, la soddisfazione... l'amore... Tutto questo non può che durare attimi. Né ore. Né giorni. Tanto meno anni. Colmo di emozioni inebrianti aumentai il livello di foga nell'invano tentativo di impadronirmi di tutto. Così accadde... in apparenza ovviamente.

A tutti è capitato di possedere almeno una volta un barattolo di Nutella nella dispensa di casa. Qual è la parte più ambita? Il fondo. Sa di follia ma è la realtà... [la realtà che è folle... o la follia che è reale?] Il fondo... stuzzicante piacere di affondare il cucchiaino sino ad intravedere la trasparenza del contenitore. Ma ahimè... la Nutella in questo breve racconto è solo una dolce metafora.
Nella vita folle e reale (tanto per essere tutti d'accordo) il sublime vasetto ti viene strappato poco prima di toccare il fondo. Subentra un implacabile senso d'insoddisfazione... seguito da dipendenza.
Molteplici domande contribuirono alla già critica situazione. Chi sono? Come sarò ora? Sono ancora padrone del mondo? Lo sono mai stato? [con il tempo si capirà che il dilemma sta nel raggiungimento della padronanza di se] Dettagli. Panico. Senso di vuoto, di non appartenenza.
Ti volti. Osservi... pensi: "quant'è grande il mondo". Dove si nascondeva tutto questo...? Si nascondeva... o rifiutavo di vedere?
Seguono momenti di rabbia, di vendetta... tormentato dalla voglia di avere tutto di nuovo.
Tutto ciò che ti meriti, che ti è dovuto. Mi è dovuto? Quesiti su quesiti da far invidia allo stesso Socrate. Ma... c'è un limite anche a questo, quando il cervello comincia ad incanalare vie esageratamente tortuose... decidi di reagire. Vediamo cos'ha da offrirmi questo mondo chiacchierato. Sai di non essere pronto per un nuovo barattolo di Nutella... in fin dei conti avevi puntato a quello di sempre. Quello di sempre non lo puoi avere. Entri nel primo discount... con aria fiera e vissuta analizzi le varie proposte sul mercato. Sbigottito ti accorgi delle innumerevoli variazioni esistenti. Decidi di acquistare. Da subito riesci a captare le differenti sensazioni... placate sensuali... ma non passionali come quelle di una volta.
Cerchi disperatamente di evitare paragoni laceranti. Attribuisci il tutto alla saggezza sviluppata negl'anni. Finalmente, un bel giorno, la tua misera coscienza si risveglia.
Cominci a pensare che forse quella marca non fa per te. La tua forte e vistosa corazza non ne risente minimamente, consapevole per lo più delle migliaia di "etichette" tutte da scoprire. La storia potrebbe continuare all'infinito. Acquista, assapora, prendi, lascia, rifiuta, prova.
Sarebbe triste alludere ad una sola marca di Nutella che valga davvero la pena vivere... [sarebbe folle, più che reale]
Il mio sguardo venne catturato da quel contenitore che a mala pena riuscivo ad intravedere, tanta fu la curiosità che ebbi voglia di provare ancora... sul palato di nuovo quel gusto completo di Nutella vera... con una particolarità. L'altra metà del barattolo era "Nutella bianca".
Chi lo avrebbe mai detto?... Un mix vincente? E tutti vissero felici e contenti. Ahah
, per quanto banale, non è una favola. La Nutella bianca, come è noto, dopo un po' "stucca"... e nel frattempo la vera Nutella sta finendo. Ok, si torna al punto di partenza. E tutti vissero felici e contenti. Troppo facile!... la Nutella bianca dopo un po "stucca"... ma se non c è... manca!
In conclusione... L'esperienze non fanno che aumentare le dipendenze. E come disse, scrisse, il vecchio Leopardi: "L'essere umano è alla continua ricerca dell'infinito"!

Le leggi fondamentali della stupidità

1. Sempre ed inevitabilmente ognuno di noi sottovaluta il numero di individui stupidi in circolazione.
2. La probabilità che una certa persona sia stupida è indipendente da qualsiasi altra caratteristica della persona.
3. Una persona stupida è una persona che causa un danno ad un'altra persona o gruppo di persone senza nel contempo realizzare alcun vantaggio per sé o addirittura subendo una perdita.
4. Le persone non stupide sottovalutano sempre il potenziale nocivo delle persone stupide. In particolare i non stupidi dimenticano costantemente che in qualsiasi momento e luogo, ed in qualunque circostanza, trattare e/o associarsi con individui stupidi si dimostra infallibilmente un costosissimo errore.
5. La persona stupida è il tipo di persona più pericolosa che esista. Non è difficile comprendere come il potere politico o economico o burocratico accresca il potenziale nocivo di una persona stupida. Ma dobbiamo ancora spiegare e capire cosa essenzialmente rende pericolosa una persona stupida; in altre parole in cosa consiste il potere della stupidità.
Essenzialmente gli stupidi sono pericolosi e funesti perché le persone ragionevoli trovano difficile immaginare e capire un comportamento stupido. Una persona intelligente può capire la logica di un bandito. Le azioni del bandito seguono un modello di razionalità. Il bandito vuole un "più" sul suo conto. Dato che non è abbastanza intelligente per escogitare metodi con cui ottenere un "più" per sé procurando allo stesso tempo un "più" anche ad altri, egli otterrà il suo "più" causando un "meno" al suo prossimo. Tutto ciò non è giusto, ma è razionale, e se si è razionali lo si può prevedere. Si possono insomma prevedere le azioni di un bandito, le sue sporche manovre e le sue deplorevoli aspirazioni e spesso si possono approntare le difese opportune.
Con una persona stupida tutto ciò è assolutamente impossibile.Come è implicito nella Terza Legge Fondamentale, una creatura stupida vi perseguiterà senza ragione, senza un piano preciso, nei tempi e nei luoghi più improbabili e impensabili.
Non vi è alcun modo razionale per prevedere se, quando, come e perché, una creatura stupida porterà avanti il suo attacco.
Di fronte ad un individuo stupido, si è completamente alla sua mercé. Poiché le azioni di una persona stupida non sono conformi alle regole della razionalità, ne consegue che:
a) generalmente si viene colti di sorpresa dall'attacco;
b) anche quando si acquista consapevolezza dell'attacco, non si riesce ad organizzare una difesa razionale, perché l'attacco, in se stesso, è sprovvisto di una qualsiasi struttura razionale.
Il fatto che l'attività e di movimenti di una creatura stupida siano assolutamente erratici ed irrazionali, non solo rende la difesa problematica, ma rende anche estremamente difficile qualunque contrattacco - come cercare di sparare ad un oggetto capace dei più improbabili e inimmaginabili movimenti.
Questo è ciò che Dickens e Schiller avevano in mente quando l'uno affermò che "con la stupidità e la buona digestione l'uomo può affrontare molte cose" e l'altro che"contro la stupidità gli stessi Dei combattono invano".
Occorre tener conto anche di un'altra circostanza. La persona intelligente sa di essere intelligente. Il bandito è cosciente di essere un bandito. Lo sprovveduto è penosamente pervaso dal senso della propria sprovvedutezza. Al contrario di tutti questi personaggi, lo stupido non sa di essere stupido. Ciò contribuisce potentemente a dare maggior forza, incidenza ed efficacia alla sua azione devastatrice.
Lo stupido non è inibito da quel sentimento che gli anglosassoni chiamano self-consciousness. Col sorriso sulle labbra, come se compisse la cosa più naturale del mondo, lo stupido comparirà improvvisamente a scatafasciare i tuoi piani, distruggere la tua pace, complicarti la vita ed il lavoro, farti perdere denaro, tempo, buonumore, appetito, produttività - e
t
utto questo senza malizia, senza rimorso, e senza ragione. Stupidamente".

venerdì 19 febbraio 2010

Voglio sapere

Non mi interessa sapere qual’è il tuo mestiere...

Voglio sapere per che cosa si strugge il tuo cuore e se hai il coraggio di sognare l’incontro con ciò che esso desidera.

Non mi interessa sapere quanti anni tu abbia...Mi interessa sapere se correrai il rischio di fare il pazzo per amore, per il tuo sogno, per l’avventura di essere vivo.

Non mi interessa sapere quali pianeti quadrano con la tua luna...Voglio sapere se hai toccato il centro del tuo dolore, se le difficoltà della vita ti hanno portato ad aprirti oppure ...a chiuderti in te stesso nel timore di soffrire ancora! ...

Voglio sapere se sei capace di stare nel dolore, tuo o mio, senza far nulla per nasconderlo, o per allontanarlo, o cristallizzarlo.

Voglio sapere se sei capace di stare nella gioia, tua o mia, se puoi scatenarti nella danza e lasciare che l’estasi ti invada fino alla punta delle dita dei piedi o delle mani, senza esortarci ad essere prudenti, o consapevoli dei limiti umani.

Non mi interessa sapere se la storia che mi racconti è vera...Voglio sapere se sei capace di deludere un altro per restare fedele a te stesso, e di non tradire mai la tua anima, a costo di lasciare che gli altri ti chiamino traditore.

Voglio sapere se puoi essere di parola, e quindi degno di fiducia.

Voglio sapere se sei capace di trovare la bellezza anche nei giorni in cui il sole non splende, e se puoi dare inizio alla tua vita sulle sponde di un lago, gridando "sì" al bagliore d’argento della luna piena. Non mi interessa sapere dove vivi, né quanto denaro possiedi... Voglio sapere se dopo una notte disperata di pianto sei capace di alzarti, così come sei, sfinito e con l’anima ricoperta di lividi, per metterti a fare quello che c’è da fare per i bambini. Non mi interessa sapere chi conosci, nè come ti trovi qui...Voglio sapere se starai in piedi con me al centro del fuoco, senza tirarti indietro. Non mi interessa sapere che cosa hai studiato, né con chi e neppure dove...Voglio sapere che cosa ti sostiene da dentro quando tutto il resto viene a mancare. Voglio sapere se puoi stare da solo con te stesso, e se la tua compagnia ti piace veramente, nei momenti di vuoto"

(Oriah Mountain Dreamer)

L'amore non è sempre dolce come si crede

Il campo di papaveri

Peter muore ascoltando il principe

il lato positivo di essere parlamentari :-)

martedì 16 febbraio 2010

Il teorema

Amare e' soffrire. Se non si vuol soffrire non si deve amare. Pero' allora si soffre di non amare, pertanto amare e' soffrire, non amare e' soffrire e soffrire e' soffrire. Essere felici e' amare, allora essere felici e' soffrire, ma soffrire ci rende infelici, pertanto per essere infelici si deve amare o amare e soffrire o soffrire per troppa felicita'... io spero che TU stia prendendo appunti... (da Amore e Guerra, Woody Allen).


Buon martedì grasso



lunedì 15 febbraio 2010

La festa di carnevale



Ieri pomeriggio abbiamo portato i "cuccioli" alla festa di carnevale che si teneva nel sotto palestra in parrocchia. Per i bimbi è stata, come è normale che sia, una giornata eccitante e gioiosa fin dal mattino nell'attesa dell'evento; quando sono tornato dal lavoro Iacopo m'è corso in contro dicendomi:
-"sssssst piano papà che sto riposando per essere bello sveglio alla festa!"
a dire la verità aveva la vivacità di chi non avesse per niente bisogno di riposare e così infatti è stato, mentre Anna, più saggia, il suo bel riposino se l'è fatto nonostante il baccano che faceva il fratello.
Ed ecco le mie adorabili "mascherine"

sabato 13 febbraio 2010

San Valentino forever

Buon San Valentino




L' origine della festa degli innamorati è il tentativo della Chiesa cattolica di porre termine ad un popolare rito pagano per la fertilità. Per gli antichi Romani il mese di Febbraio era considerato il periodo in cui ci si preparava all'arrivo della primavera, considerata la stagione della rinascita. Si iniziavano i riti della purificazione: le case venivano pulite, vi si spargeva il sale ed una particolare farina.Verso la metà del mese iniziavano le celebrazioni dei Lupercali (dei che tenevano i lupi lontano dai campi coltivati). Fin dal quarto secolo A. C. i romani pagani rendevano omaggio, con un singolare rito annuale, il dio Lupercus. I Luperici, l'ordine di sacerdoti addetti a questo culto, si recavano alla grotta in cui, secondo la leggenda, la lupa aveva allattato Romolo e Remo e qui compivano i sacrifici propiziatori. Lungo le strade della città veniva sparso il sangue di alcuni animali, come segno di fertilità; ma il vero e proprio rituale consisteva in una specie di lotteria dell'amore. I nomi delle donne e degli uomini che adoravano questo Dio venivano messi in un'urna e opportunamente mescolati.Quindi un bambino sceglieva a caso alcune coppie che per un intero anno avrebbero vissuto in intimità, affinché il rito della fertilità fosse concluso. L'anno successivo sarebbe poi ricominciato nuovamente con altre coppie.

I padri precursori della Chiesa, determinati a mettere fine a questa pratica licenziosa, hanno cercato un santo “degli innamorati” per sostituire l’immorale Lupercus. Nel 496 d.C Papa Gelasio annullò questa festa pagana ed iniziarono il culto di San Valentino, un vescovo che era stato martirizzato circa duecento anni prima. San Valentino nato a Terni nell'anno 175 d.C. divenne così il patrono dell'amore e protettore degli innamorati di tutto il mondo. Valentino dedicò la sua vita alla comunità cristiana e alla città di Terni dove infuriavano le persecuzioni contro i seguaci di Gesù. Fu consacrato vescovo della città nel 197 d.C. dal Papa San Feliciano. È considerato il patrono degli innamorati poiché la leggenda narra che egli fu il primo religioso che celebrò l'unione fra un legionario pagano e una giovane cristiana. La storia di San Valentino ha due finali differenti. Secondo una versione, quando l'imperatore Aureliano ordinò le persecuzioni contro i cristiani, San Valentino fu imprigionato e flagellato lungo la via Flaminia, lontano dalla città per evitare tumulti e rappresaglie dei fedeli. Mentre la seconda versione racconta che, nel 270 d.C. il vescovo Valentino, famoso per aver unito in matrimonio un pagano ed una cristiana, fu invitato dall'imperatore pazzo Claudio II che tentò di persuaderlo a convertirsi nuovamente al paganesimo. San Valentino, con dignità, rifiutò di rinunciare alla sua Fede e, imprudentemente, tentò di convertire a sua volta Claudio II al Cristianesimo. Il 24 febbraio 270 d.C. San Valentino fu lapidato e poi decapitato. La storia sostiene, inoltre, che mentre Valentino era in prigione in attesa dell'esecuzione si fosse innamorato della figlia cieca del guardiano, Asterius, e che con la sua fede avesse ridato miracolosamente la vista alla fanciulla. Si racconta che prima di morire Valentino le avesse mandato un messaggio d'addio che si concludeva con " dal vostro Valentino". Una frase che nel tempo è diventata sinonimo di Vero Amore

giovedì 11 febbraio 2010

Una lettera che ho trovato estremamente interessante

Da Leggere bene e metabolizzare

Attenzione! Una nuova pandemia mondiale si sta diffondendo a velocità vertiginosa.
L'OMB (Organizzazione Mondiale del Benessere) prevede che ci saranno milioni di casi nei prossimi anni.
Ecco gli agghiaccianti sintomi di questa devastante malattia:
1. Tendenza a lasciarsi guidare dalla propria intuizione anzichè dalle paure, dalle idee ricevute e dai condizionamenti del passato.
2. Mancanza totale d'interesse a giudicare gli altri e/o se stessi e a interessarsi a tutto ciò che genera conflitti.
3. Perdita completa della capacità di «stare in ansia» (questo rappresenta uno dei sintomi più preoccupanti).
4. Piacere costante nell'apprezzare le cose e gli esseri viventi così come sono. Scomparsa dell'abitudine di voler cambiare
le persone.
5. Desiderio intenso di trasformare se stessi per gestire positivamente i propri pensieri, le emozioni, il corpo fisico,
la vita materiale e il proprio ambiente in modo da sviluppare incessantemente il proprio potenziale di salute,
di creatività e di amore.
6. Attacchi continui di voglia di sorridere e di dire grazie. Questi attacchi provocano una sensazione di unità e
di armonia con tutto ciò che vive.
7. Apertura progressiva ed inarrestabile verso lo spirito dell'infanzia, la semplicità , il ridere e l'allegria.
8. Episodi sempre più frequenti di comunicazione con l'Anima o lo Spirito, la non dualità e l'Essere, con effetti
collaterali di sentimenti di plenitudine e di felicità .
9. Piacere a far la parte del «guaritore portatore di gioia e di luce» piuttosto che quella del «critico» o dell'«indifferente».
10. Capacità di vivere da solo, in coppia, in famiglia e in comunità nella fluidità e nell'uguaglianza, senza essere dominati,
voler dominare o essere salvatori di nessuno.
11. Sentimento di responsabilità e di felicitànel poter offrire al mondo i propri sogni di un futuro abbondante, armonioso e pacifico.
12. Accettazione assoluta della propria presenza sulla terra e della volontà di scegliere, ad ogni istante, il bello, il buono,
il vero e il vivo.
Se volete poter continuare a vivere nella paura, la dipendenza, i conflitti, la malattia e il conformismo, evitate ogni contatto con persone che presentano questi sintomi!
Questa malattia è estremamente contagiosa. Se pre sentate alcuni di questi sintomi sappiate che la prognosi è molto pessimista giacchè il processo del male è quasi sempre irreversibile.
I diversi trattamenti medici possono far sparire temporaneamente alcuni dei sintomi ma non possono opporsi alla progressione ineluttabile del male. Non esiste a quest'ora nessun vaccino anti-felicità.
Visto che questa terribile malattia provoca anche una sostanziale diminuzione della paura di morire, che è una delle credenze fondamentali sulle quali poggia la società materialista moderna, sono previsti i seguenti seri disturbi sociali:
Sciopero dello spirito bellicoso e del bisogno di aver ragione;
Raggruppamenti di persone felici che cantano e ballano e celebrano la vita;
Cerchi di condivisione e di guarigione;
Attacchi di riso incontenibile;
Sedute di sfogo emotivo collettivo.

Una USB rivoluzionaria